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comunicato stampa

Discipline e stato delle cose
L’oggi e l’arte

Incontro promosso e organizzato
dall’Associazione Culturale in tempo

a cura di Ida Mitrano

Intervengono
Ennio Calabria, Franco Ferrari, Stefania Lubrani

Giovedì 20 giugno 2013 ore 17.00

Rome University of Fine Arts-Libera Accademia di Belle Arti (RUFA)
Aula Magna - Via Taro, 14 - Roma

Dopo la serie di appuntamenti dal titolo “Discipline e stato delle cose. Incontro con gli artisti”, incentrati sul confronto tra artisti di diverse generazioni e di diversa formazione sulla funzione e la necessità del loro lavoro in rapporto ai dinamismi della società del XXI secolo,  l’Associazione Culturale in tempo propone un nuovo incontro dibattito sulle ragioni fondanti dell’arte, sulla necessità di ristabilire dei parametri di definizione dell’opera d’arte ridando valore al processo creativo dell’artista, sul senso del “fare arte” oggi in relazione alle inedite condizioni che hanno trasformato radicalmente il nostro rapporto con il mondo.
Ricollegandosi a quanto già emerso dai precedenti appuntamenti, cui hanno partecipato gli artisti Maria Pina Bentivenga, Massimo Campi, Simonetta Gagliano, Alexander Jakhnagiev, Mauro Molle, Isabella Nurigiani, Giuliano Pastori, Enrico Pulsoni, Mariarosaria Stigliano, Silvia Stucky, Marco Tamburro, e convinta che oggi è sempre più necessario creare momenti d’incontro per discutere insieme su queste tematiche che, non a caso, sono i nodi centrali del suo manifesto di fondazione, l’Associazione vuole esprimere il proprio punto di vista attraverso alcuni dei suoi artisti fondatori con l’intento, non secondario, di dare vita a un’aggregazione intorno a un pensiero condivisibile sull’arte contemporanea, o comunque su cui confrontarsi. Per questa ragione, si è scelto di presentare in questo significativo contesto il terzo quaderno della Collana “in tempo” che raccoglie, appunto, gli interventi degli artisti protagonisti degli incontri “Discipline e stato delle cose” e del pubblico, realizzati dall’Associazione, a cura di Ida Mitrano con la collaborazione di Nicola Santarelli.
Per informazioni: Ida.mitrano@fastwebnet.it; intempo@live.it




INVITO E COMUNICATO STAMPA
nella sede di Palazzo Santa Chiara, p.za Santa Chiara 14 (Pantheon)
Sabato 23 febbraio
ore 17,30
vernissage Mostra
HOKUSAI
“100 Vedute del Monte Fuji e Manga”
60 xilografie
Mostra a cura di Carla Mazzoni
La vitalità di quest'artista, il “vecchio pazzo per la pittura” come lui stesso si definiva,
nasce dalla sua necessità incontenibile di “fare Arte” spingendosi in ogni possibile
direzione. Fertile di invenzioni tematiche, tecniche e stilistiche, innovativo nel colore,
abilissimo nel disegno si espresse con un tratto essenziale, raggiungendo la massima
espressività con il minimo dei mezzi. Ne furono affascinati gli Impressionisti francesi
e numerosi pittori. E' l'unico caso in cui un artista orientale ha influenzato e influito
sull' evoluzione dell' Arte europea. Nelle sue Opere non c'è ricerca di facili effetti.
Rappresentando la realtà non approdò ad un naturalismo scontato, forse la sua realtà
si spingeva oltre il mondo fenomenico per rappresentare un'unicità armonica tra noi
e il sovrumano.
Nelle Vedute del Fuji (1834-35 ) non c'è illustrazione, Hokusai coglie attimi di vita e
li rende eterni.
L'Opera Manga (1814-1878), ottocento fogli, nata come svelamento di suoi personali
metodi e tecniche -Hokusai integrò tecniche giapponesi, cinesi e occidentali- ci rivela
tutta la potenza creatrice di questo genio capace di stupirci ancora oggi con la
ricchezza e originalità delle sue Opere.
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a seguire : ore 18,30 – 20,30
In sala Teatro: 2° Appuntamento d'Arte
a cura di Carla Mazzoni
“APPROPRIATED ART”
Arte Mentale e Senso dell'unicità dell'opera d'arte
Parteciperanno con brevi interventi al dibattito: Associazione Culturale “in tempo”,
critici, artisti e pubblico
ingresso in Sala Teatro € 3,00 ________________________
a seguire : ore 21,30
In sala Teatro: “Totò, Peppino e il cinema che faceva ridere”
a cura di Vito Matassino
ingresso in Sala Teatro € 10,00
Palazzo Santa Chiara, piazza Santa Chiara 14 Tel. 066875579 info@palazzosantachiara.it
mazzoni1000@gmail.com Tel. 347.3735109






                                 
CO2
UOMO/NATURA

Museo Civico Umberto Mastroianni
P.za Matteotti, 13 - Marino (RM)


Dal 9 giugno al 14 Luglio 2012

Il 9 Giugno alle ore 18 presso il Museo Mastroianni di Marino (RM) si inaugura la mostra dedicata al tema dell’ambiente, dal titolo CO2 UOMO/NATURA.
L’evento, promosso e organizzato dall’Associazione in tempo e patrocinato dal Comune di
Marino, intende affrontare il rapporto “uomo - natura” dal punto di vista introspettivo
dell’artista in relazione agli effetti che sulla mente e nella vita questo rapporto problematico
genera.
Scrive Ida Mitrano, curatrice della mostra: “Pensare il rapporto uomo-natura in termini dialoganti, relazionali, di reciprocità consente di spostare l’attenzione da una visione catastrofica del mondo a una possibile rifondazione di un rapporto con l’esterno.
Se nulla toglie alla gravità e alle conseguenze del ‘fare’ umano dettato dalla logica del dominio e da un’economia basata sul consumismo e sul profitto, che ha prodotto e produce un impatto ambientale dagli effetti disastrosi per la vita della Terra, è solo ripartendo da quel ‘fare’ che si può affrontare il problema. Occorre riconsiderare il rapporto uomo-natura al di fuori e oltre il principio di sopraffazione dell’uno su l’altra. Rapportarsi alla natura come spazio-ambiente su cui affermare la superiorità del processo evolutivo umano e della mente come riscatto dai propri primordi, ha determinato la perdita della relazione e della reciproca necessità, vale a dire la perdita dell’altro. Non può esserci, invece, separazione tra i due soggetti in quanto realtà dinamiche e interattive, per cui al fare umano utilitaristico deve sostituirsi l’agire responsabile, consapevole e non autoritario. […]  La questione allora non  va affrontata solo sul piano economico, politico, sociale, quanto e soprattutto sul piano della coscienza e della consapevolezza individuale e collettiva”.
Gli artisti, di diverse generazioni e linguaggi – pittura, scultura e fotografia –  che
espongono sono: Anny Baldissera,  Nunzio  Bibbò, Ennio Calabria, Giancarlo Cristiani, Giovambattista Cuocolo, Franco Ferrari, Simonetta Gagliano, Stefania Lubrani, Danilo Maestosi, Alfio Mongelli,  Mario Moretti, Alessandra Pedonesi, Nino  Pollini,  Turi Sottile, Lino Tardia.
Nel catalogo figurano il testo critico di Ida Mitrano, i testi di Ennio Calabria e Angelo Sagnelli – rispettivamente Presidente Onorario  e Presidente dell’Associazione – e i  contributi poetici di alcuni dei più noti autori italiani contemporanei: Maria Luisa Spaziani,  Corrado Calabrò, Franco Campegiani Alberto Gianquinto,  Angelo Sagnelli, che sono parte integrante della riflessione sul tema della mostra.

Orari: da martedì a sabato 9,00 – 12,00 / martedì, giovedì, venerdì 15,00 – 18,00
Lunedì chiuso - Info: 06.9385681


I SEI SAMURAI DI FUKUSHIMA    di Andrea Bianconi


Che il mondo corra sempre più veloce, non c'è dubbio. Scopriamo che a forza di correre ogni tanto inciampa. E qualche dubbio sovviene.
Lo scenario è quello della seconda potenza tecnologica del pianeta, del paese che l'immaginario collettivo vive come il paradiso della disciplina e dell'organizzazione, che annaspa all'italiana davanti a sei anziani samurai che hanno deciso di farsi ronin, sei reattori nucleari che di stare alle regole non ne vogliono sapere.

Salta la corrente, e si ferma la centrale. Chi ha pensato la centrale ha protetto da una eventuale inondazione i reattori, ma non ha voluto far lo stesso con i generatori di emergenza. Classica situazione all'italiana, dove il problema non è la sicurezza, ma la certificazione burocratica della medesima, e infatti gli operai sulle impalcature indossano tutti l'imbragatura da alpinista, ma non la legano mai a nulla.
Tragicomica la scena dei due elicotteri che scaricano acqua per mezzora su uno dei sei reattori, e poi devono smettere per non esporre gli equipaggi ad eccessivo carico di radiazioni. Non c'è altro in tutto il Giappone, altri elicotteri, altri equipaggi per dare il cambio? Forse sono impegnati nei soccorsi per il sisma/tsunami, ma qui siamo arrivati ad un passo dallo sgombero di Tokio. E poi se altri elicotteri sono operativi nel raggio di 100 km, è perfetttamente possibile scambiarsi di ruolo. O forse occorrono elicotteri speciali, e allora prendiamo atto che ce  ne sono solo due.
Scopriamo che in caso di incidente è indispensabile che un operatore umano entri fisicamente nella centrale, per azionare alcuni dispositivi. Così avvenne a Cernobyl, ed evidentemente le cose non sono cambiate. Si è trovato un anziano (e per niente entusiasta) kamikaze, che adesso sta agonizzando in un ospedale. Nello stesso momento, un robot sta percorrendo Marte, sale e scende scarpate, preleva campioni di roccia, li analizza e manda informazioni. E per tirar bombe ci sono i droni senza pilota.
Premesso che non riesco ad immaginare ostacoli insormontabili alla realizzazione di un elicottero teleguidato, ad un livello più rudimentale non credo sarebbe stato impossibile (in fase di progetto) inserire un tunnel di accesso di emergenza, ed un percorso semplice per consentire ad un veicolo telecomandato di arrivare alle zone di interesse.

Si è detto: c'è stato il terremoto di nono grado, c'è stato lo tsunami. Intanto sul luogo della centrale il terremoto non è stato di nono grado, ma di una intensità per la quale, in teoria, la centrale era collaudata. E infatti la centrale ha resistito benissimo. Peccato che sia saltata la corrente. Peccato che alcuni locali siano stati inondati. Peccato che sia piuttosto frequente che la corrente salti dopo un terremoto. Peccato che le inondazioni siano possibili dopo i terremoti, e come si è visto a New Orleans anche dopo un uragano particolarmente potente. E' un po' come se uno costruisse una centrale nucleare a valle di una diga. Arriva un terremoto, la centrale resiste, ma crolla la diga, e chi ha progettato la centrale non lo aveva previsto.

Ho passato una settimana a domandarmi "ma possibile che non ci fosse questo, ma possibile che non avessero pensato a quest'altro...". Senza andar  lontano, la premessa per rispondere a queste domande si trova anche su Wikipedia: la produzione di energia nucleare non è un grosso affare, fatica ad essere competitiva col petrolio, almeno per ora.
E allora sparisce il nirvana della tecnologia, e riappare quel qualcosa di antico che ricorda l'Italia dei cantieri e delle aziendine che risparmiano sulla sicurezza, dei funzionari che si corrompono con una minestra. Però su una scala ben più colossale, qui si è sfiorata una catastrofe da libri di storia, oltre a tirare una mazzata senza precedenti sulla credibilità della tecnologia nucleare. Chi si sognerebbe più di immaginare un mondo dove ogni paese industriale ha una centrale nucleare per provincia? Chi si fiderà più delle tecnocrazie alle quali viene necessariamente delegata la gestione? L'altra volta c'era la scusa del disfacimento dell'Unione Sovietica, ma qui c'è il secondo paese più ricco e tecnologico della Terra. Chi è disposto a credere che noi o il Belgio saremmo in grado di far di meglio?
Come effetto collaterale, questa faccenda ci obbliga a prendere atto che la nostra civiltà industriale è nata con i combustibili organici e con quelli finirà.

Forse si può, tecnologicamente, creare un sistema di centrali nucleari "sicuro", dove con sicurezza si intende sia adeguate tecnologie in loco, sia un sistema di protezione civile all'altezza di una catastrofe diffusa. Forse sì forse no, quello che è certo è che costa. Come sarebbe costato, nel Golfo del Messico, creare un sistema di trivellazione in profondità più sicuro. Come costerebbe rispettare l'ambiente e la gente del delta del Niger. Come sarebbe costata una diga più solida in Val di Scalve (la prima delle nostre tragedie idroelettriche), come sarebbe costato fermarsi ai primi segni premonitori del disastro del Vajont.

I costi sono un muro che nessuna tecnologia potrà mai abbattere: sarà sempre più conveniente costruire una diga meno robusta, un tubo di estrazione meno flessibile, un reattore nucleare con i generatori di emergenza nello scantinato. Il mondo corre, si è detto, ma non è vero che corre dietro alla tecnologia. Corre dietro ai soldi. Quando la tecnologia serve a produrne di più, benvenuta. Quando si allontana da quella funzione, si ingrana la retromarcia.

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